Secondo il report dell’Istituto Superiore di Sanità, redatto dal Centro Operativo AIDS, in Italia nel 2022 ci sono state 1.888 nuove diagnosi d’infezione da HIV.
Il 43% è tra persone eterosessuali e non è una buona notizia festeggiare perché le frocie contraggono l’HIV meno degli eterosessuali.
I dati che preoccupano: i late presenters
Il 58% delle diagnosi sono tardive (late presenters), quando HIV ha già iniziato a compromettere il sistema immunitario. Si basa sulla conta del numero di CD4, un tipo di globuli bianchi, per microlitro (µl):
CD4 inferiori a 200 cell/µl si è in AIDS
CD4 inferiori a 350 cell/µl, con già possibili conseguenze per la salute
Una persona senza patologie ha in media una conta CD4 di 600 cell/µl.
Tra le diagnosi tardive il 42% era già in AIDS.
Le diagnosi di AIDS nel 2023 sono state 403 e l’83% di queste ha scoperto meno di 6 mesi prima di aver contratto l’HIV. Il numero di decessi di persone con AIDS è rimasto stabile dal 2014 e nel 2022 era pari a 528.
I late presenters sono soprattutto persone over 50. Questo suggerisce, cito il report,
una bassa percezione del rischio nella popolazione in età avanzata, in particolare tra i maschi eterosessuali.
Anche le motivazioni del testing HIV non rassicurano: più del 41% si testa per sospetta HIV.
I dati che rincuorano: la continuum of care
L’Italia è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo 95-95-95 entro il 2025:
il 95% delle persone che vivono con HIV hanno ricevuto una diagnosi
il 95% delle persone che ha ricevuto una diagnosi è in ART (AntiRetroviral Therapy, la terapia antiretrovirale)
il 95% delle persone in ART ha raggiunto la soppressione virale
Sono dati incoraggianti, anche se nel 2021 c’erano 25mila persone che vivono con HIV che non avevano raggiunto la soppressione virale, vuoi per fallimento terapeutico, vuoi perché avevano iniziato da poco la terapia.
I dati che mancano
E ne mancano tanti:
non sono riportate quante persone trans* e di genere non conforme abbiano contratto l’HIV nel 2022
dell’11% delle diagnosi non sappiamo quale sia stata la modalità di trasmissione
non abbiamo dati su quante persone si sono testate e a quali popolazioni appartengono
non possiamo scaricare i dati in un formato open per poterli rielaborare e studiare
I dati per provincia
È una novità di quest’anno: l’incidenza HIV di ogni provincia.
L’incidenza è il numero di nuove diagnosi HIV ogni 100 mila abitanti
Sono dati da prendere con le pinze: possibile che La Spezia, Oristano, Rovigo, Verbano abbiano un’incidenza pari a zero? Le varie province le trovi nel PDF brutto, ma due considerazioni a occhio sulle realtà che conosco:
Milano ha un’incidenza di meno di 2 diagnosi ogni 100 mila abitanti. Milano ha tutti i suoi difetti (gli affitti!), ma c’è quasi il 50% delle persone in PrEP e ci sono parecchie iniziative di testing
A Brescia l’incidenza è del 3,5, non è ancora attivo un ambulatorio PrEP e il centro IST solo qualche settimana fa è tornato a essere accessibile senza appuntamento
I dati dal 2012
Da quando è nato il report nel 2012, le diagnosi sono sempre diminuite, ma con un evidente miglioramento dal 2017 in poi (la netta diminuzione del 2020 è dovuta al CODIV: molte persone non si sono testate perché i centri erano chiusi a causa del lockdown).
Perché questo miglioramento a partire dal 2017? Perché tutte le persone per magia hanno iniziato a usare il preservativo?
Non credo. Non ho prove schiaccianti, ma penso sia piuttosto grazie alla terapia antiretrovirale che assumono le persone che vivono con HIV, che porta alla soppressione virale e dunque alla non trasmissibilità del virus, nemmeno con rapporti non protetti.
È solo infatti nel 2016 - con la scoperta di U=U - che le linee guida hanno iniziato a raccomandare l’inizio immediato dell’ART, indipendentemente dalle condizioni cliniche.
Questo ha fatto sì che la terapia diventasse un vero e proprio strumento di prevenzione. Si parla di TasP infatti.
I dati che ci servono
Ma che non sono dati, ma sono persone. Ci servi tu che capiti per caso su questa newsletter e che non sapevi niente dell’HIV e magari domani ne parli con lə tuə amichə.
Ci serve che la prevenzione esca sempre di più dai centri clinici e arrivi nelle strade; ci serve che le nostre comunità e le nostre associazioni sia data l’opportunità di essere protagoniste nelle strategie di salute pubblica.
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Grazie per aver raccolto e dato una mappa di questi dati super interessanti (quanto ci sarebbe da ragionarci e mettere in pratica...). Una newsletter di cui si ha tanto bisogno.
E <3 per la citazione!