Trasformare la scuola grazie all'educazione sessuale
Panoramica di un processo formativo che forma persone, non solo studenti
Appena ho saputo che Gea di Bella lavorava come educatrice sessuale con le persone giovani, non ho resistito: doveva parlarne su Diritti sessuali. Oltre a raccontarci cos’è l’educazione sessuale, Gea lancia una provocazione. Vediamo chi è in grado di raccoglierla e farne frutto.
Ciao, mi chiamo Gea Di Bella (pronomi femminili) sono una educatrice sessuale in quel di Palermo e oggi siamo insieme proprio per avere una panoramica su questa misteriosa educazione all’affettività e alla sessualità. In particolar modo troverai, tra queste parole:
una breve definizione
una panoramica sui documenti ufficiali nel mondo
“il diario dell’educatrice sessuale”
un pugnetto di riflessioni
Educazione sessuale: ma di che parliamo?
L’educazione sessuale ti induce a fare sesso subito?
L’educazione sessuale ti fa diventare gay?
L’educazione sessuale è la teoria gender?
L’educazione sessuale ti farà consumare porno in maniera spropositata?
In assenza di un’idea chiara, le paure parlano di pancia. Ma insomma, dunque: che cos’è ‘sta maledetta educazione sessuale?
L’educazione alla sessualità e all’affettività è
un processo formativo che mira a dare strumenti per comprendere la propria identità sessuale e sviluppare relazioni funzionali, il rispetto di sé e delle altre persone. Informa sulla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili (IST) e delle gravidanze indesiderate e agevola la scoperta del piacere e del benessere sessuale.
Attraverso laboratori a misura di ogni fascia d’età, l’educazione sessuale promuove la consapevolezza
su chi siamo (la nostra identità di genere)
su cosa ci piace fare a letto (le sessualità “tipiche” e “atipiche” e le pratiche connesse)
su da chi siamo attrattə (il nostro orientamento sessuale e romantico)
su come sviluppiamo l’intimità con le persone (il nostro orientamento relazionale)
sul contesto sociale e culturale in cui viviamo e su come la nostra identità sessuale si incastri all’interno delle norme sociali o ne devii (se vivi in un contesto che dà per scontato che tu sia cisgender ed eterosessuale, puoi aderire a questa cosa oppure sentirti sperdutə se invece senti che non sei conforme).
Non c’è nulla da temere riguardo l’educazione sessuale, anzi: più si affrontano argomenti come la pornografia, le IST e le tematiche lgbtqia+, meno paura fanno.
L’educazione alla sessualità e all’affettività permette alla persona di autodeterminarsi.
Lo stato dell’arte dell’educazione sessuale
Come ouverture vi lascio questo articolo recente di Francesca Polizzi che restituisce una panoramica attuale di cosa accade in Italia con questo spauracchio dell’educazione sessuale e vi accompagno a scoprire qualche scartoffia significativa.
Inizierei anzitutto con la più recente in Italia, offerta dall’Ordine degli Psicologi del Lazio (tra i nomi spicca Marta Giuliani di cui ho avuto l’onore di seguire una lezione per il diploma di educatrice sessuale e che vi suggerisco di seguire), l’ Ordine Provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri, l’Università Sapienza di Roma e l’Università Tor Vergata di Roma: L’educazione sessuo-affettiva nelle scuole primarie e secondarie, linee di intervento (Marzo 2024).
Come troverete nel documento, non è una guida definitiva ma anzi un punto di inizio, aggiornato e contestualizzato alle nuove esigenze e tematiche emerse in questi ultimi dieci anni.
Leggetelo se soprattutto volete conoscere la storia, in Italia e nel mondo: se credete che insomma che a parlare di ‘ste cose ci siamo statə solo noi content creator perché ci annoiavamo un botto, vi sbagliate: c’è un lungo processo culturale dietro.
Un altro documento importante e parecchio aggiornato è il International technical guidance on sexuality education, an evidence-informed approach di World Health Organization insieme con UNESCO, UNAIDS, UNFPA, UNICEF, UN Women.
Senza entrare nei dettagli di entrambi ché sennò non basta una newsletter, sia a livello nazionale sia a livello globale l’enfasi è posta sul concetto di CSE, ovvero Comprehensive Sexual Education, traducibile in educazione sessuale completa.
La completezza a cui si fa riferimento è quell’insieme di tematiche viste nel paragrafo sulla definizione, cioè quindi quello che, anche secondo la definizione data dall’OMS, include e forma la sessualità, che è influenzata dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali, economici, politici, culturali, giuridici, storici, religiosi e spirituali.
Il concetto di CSE è un passo avanti affascinante nell’evoluzione dell’educazione sessuale che, in passato, ha avuto due principali approcci: il cosiddetto abstinence only e l’educazione sessuale estensiva.
Per Abstinence only (l’astinenza sessuale) si intende quella educazione che promuoveva l’astinenza dai rapporti sessuali (fino al matrimonio) come unica e sola maniera di prevenzione e protezione da gravidanze indesiderate e IST. Aveva un carattere fortemente morale, e non basato sulle evidenze socio-scientifiche; ha avuto inizio negli anni ‘80 e ‘90 negli Stati Uniti, arrivando dappertutto nel mondo e fino ai primi 2000 era ancora fortemente promosso.
Per educazione sessuale estensiva si intende invece un approccio che si arricchisce di informazioni sulla sessualità, sulla salute riproduttiva, sulla contraccezione e sulla prevenzione, pur rimanendo centrale la scelta dell’astinenza. Ha inizio intorno agli anni ‘60/’70, sempre negli Stati Uniti e si diffonde nei primi 2000 in tutta Europa.
Vien da sé quindi comprendere che la CSE sia, attualmente, l’approccio più funzionale e aderente alle esigenze che emergono a livello comunitario: emerge negli anni ‘70 e fino ai primi anni ‘10 del 2000 continua ad aggiungere voci alla definizione. Il documento UNESCO di prima, con la sua recente rivisitazione, tiene conto di tutti gli aspetti della natura umana e la sua sessualità mutevole e si prefigge degli obiettivi fondamentali quali il raggiungimento di una salute sessuale ottimale e tutelata, un’educazione a portata di tuttə e il raggiungimento della parità dei generi.
Oggi in Italia, ci ricorda Polizzi, è ancora fortemente in discussione l’introduzione della materia a livello ministeriale e nonostante le proposte di legge la classe politica si azzuffa, oscillando tra il timore di una sessualità non fascista (ovvero non controllabile né controllora) e “il mondo al contrario”. Quando finiscono di fare scenate vi farò sapere che ne sarà di noi.
La mia acerba esperienza come educatrice sessuale
La mia è una storia fatta di innamoramento e fortuna: dopo qualche anno sabbatico dopo il liceo ho deciso di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti; nel mentre avevo già dal 2016 LCDV, il progetto di arte erotica, poi diventato educazione sessuale, che dal 2018 è rintracciabile anche su Instagram, mutando forme e contenuti.
Nel 2019 ho una piccola esperienza nel territorio: un breve laboratorio all’arci Porco Rosso, dove con altre due amiche e colleghe mettiamo su qualche attività per introdurre dei temi a ragazzi e ragazze di seconda generazione dai 14 ai 16 anni.
Nel 2020 crollo totale: mollo l’accademia per provare lo studio più strutturato dell’educazione sessuale: prima un corso intensivo del Kinsey Institute online, poi nel 2022 l’iscrizione all’Istituto di Sessuologia Scientifica di Roma, sempre online.
Mentre nel novembre 2023 conseguo il diploma, a giugno dello stesso anno entro a far parte del team di Love Act, un progetto europeo che mira alla promozione dell’educazione sessuale e affettiva per contrastare la violenza di genere, qui a Palermo.
La svolta della mia vita: non solo fare ciò per cui sto studiando, ma anche in questa prospettiva così attiva e arricchente. Ho avuto modo grazie a questa esperienza - che ancora non si è conclusa, di entrare nelle classi di scuole medie e licei e confrontarmi con ragazzə sui temi inerenti alla CSE attraverso attività e discussioni. Finora è stata una continua benedizione e una conferma sul proseguire questa strada, perché lo scambio e la crescita reciproche sono continue e indescrivibili.
Alcune cose che finora ho imparato:
un approccio anti-didattico e orizzontale: lə ragazzə non sono da riempire, ma soprattutto non sono da addomesticare: sebbene un incontro di CSE, soprattutto se isolato, non riesce a fare molto per contrastare un’educazione sessista e omo-lesbo-bi-transfobica in cui le persone più giovani crescono, è fondamentale mantenere l’idea che l’educazione sessuale debba offrire strumenti - chiavi, se vogliamo - con cui le persone, a loro tempo, decidono di aprire le proprie porte. Arrivare e sfondarle perché “è giusto così”, perché così ti illumino la strada, in un contesto che già tende a stigmatizzare e a radicarsi nei tabù, è assolutamente controproducente
un'attenzione al linguaggio come ponte tra le generazioni;
l’ironia come strumento: per anticipare e inibire per la loro spontanea diffidenza e per permettere loro di farsi avanti;
la costante messa in discussione dei miei limiti: parlare di educazione sessuale richiede la responsabilità di confrontarsi perché ciò che è un tuo limite, diventa anche il loro.
Riflessioni in chiusura
Sulla scuola:
Nell’articolo di Polizzi c’è un intervento di Fabrizio Quattrini che ci disse anche “in diretta” durante una delle sue lezioni, riguardo il fatto che l’educazione sessuale come materia didattica non è necessariamente auspicabile: l’adattamento della materia nella prassi didattica la depotenzierebbe, oltre a renderla l’ennesimo fardello di ansia e giudizio nella quotidianità dellə studentə.
Sono abbastanza d’accordo con questa visione ma spingerei, anche provocatoriamente, la riflessione un po’ più in là, ovvero:
se il problema è che, per dirla a pasta e ceci, non si possono mettere i voti nell’apprendimento dell’educazione sessuale e affettiva - come dovresti valutare? Esami? Interrogazioni? Verifiche mensili? - perché non ripensare il sistema didattico al principio, invece di escludere, allo stato attuale, l’educazione sessuale come materia scolastica?
Se non si possono mettere i voti all’educazione sessuale, perché non toglierli a tutte le materie? Ribadisco il tono provocatorio di queste domande, ma ci tengo a specificare che ciò che ci si auspica, attraverso un’educazione sessuale e affettiva completa, è di cambiare i radicamenti educativi e sistemici della nostra società; la libertà individuale e collettiva passa dai diritti sessuali di una comunità.
In questo senso, ciò che apparentemente è solo un discorso di voti, andrebbe letto in questa maniera: invece di non inserire nel sistema didattico una materia come l’educazione sessuale perché essa si sottrae alle meccaniche istituzionalizzate, perché non ripensare il sistema didattico al principio, che già di suo presenta moltissime falle e siamo pienə di episodi, anche tragici, di persone che non riescono a stare dietro alle pressioni sociali che ne derivano, dai licei fino alle università? Penso che sia un invito a riflettere su queste cose e discutere se introdurre o meno l’educazione sessuale nelle scuole è un ottimo lancio.
In larga scala l’educazione sessuale e affettiva ha in potenza gli strumenti per cambiare la società. I diritti sessuali sono diritti umani. Non vedo dunque perché questa visione non possa essere applicata contesto per contesto; preparandoci dunque a cambiare - forse stravolgere - il sistema per come finora siamo statə abituatə a pensarlo, tassello dopo tassello.
Sulle persone adulte:
A proposito di tasselli, un’altra cosa che mi preme enormemente è anche spostare il focus solo sulle persone giovanissime (studentə nelle scuole) e ampliarlo alle persone di tutte le fasce d’età.
Il che significa un ripensamento totale delle esigenze, perché l’educazione sessuale e affettiva, soprattutto se completa, deve arrivare
nelle case (affiancare le famiglie)
nei posti di lavoro (permettere a tuttə di aggiornarsi e di adoperarsi per creare un ambiente di lavoro sicuro e a misura)
e nei luoghi culturali e sociali pensati per le persone più grandi (imparare, ma se è necessario soprattutto disimparare).
Molta più fatica, eh? Quante storie conosciamo, anche solo superficialmente, di persone adulte che capiscono molto più avanti nell’età qualcosa della loro identità sessuale, magari in maniera stravolgente? Ma anche genitori e/o caregiver impreparatə davanti alla propria prole che fa coming out? A quale fascia d’età appartiene la categoria di persone che più risuona con una retorica partitica reazionaria, omo-lesbo-bi-trasfobica e misogina?
Tutte queste domande vi avranno fatto venire in mente un gruppo preciso di persone, con volti, abbigliamenti, mansioni e ruoli nella loro vita. Ecco: l’educazione sessuale e affettiva deve essere anche per loro.
Come? Purtroppo non ho una risposta a queste domande, ma mi piace pensare che ci stiamo lavorando. Nel frattempo, è tutto un grande cantiere di cambiamenti e sono felice di farlo insieme.
A proposito di educazione sessuale: firma con SPID la proposta di legge popolare sull’introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione sentimentale in tutte le scuole di ogni ordine e grado, statali, private e paritarie
🔥 Prevenzione HIV & Infezioni sessualmente trasmissibili (IST)
Un altro studio dimostra che la PrEP sperimentale iniettabile ogni 6 mesi è super efficace!
Il primo studio era tra donne cis. Questo in maschi gay/bi, donne trans, uomini trans e persone non binarie (Gilead.com)
Extra G7 Salute, ad Ancona un convegno su HIV
A corollario del G7 Salute, le associazioni e lə medichə si incontreranno per confrontarsi sul modello Fast Track cities, la rete mondiale di città che si impegnano per la prevenzione e la salute sessuale (vivereancona)
Proteggersi dall’HIV con un clistere prima di un rapporto anale
lo studio HPTN 106 (REV UP) analizzerà la sicurezza e la praticabilità di una doccia rettale a base di Tenofovir per prevenire l'HIV in uomini cisgender e donne transgender che hanno rapporti sessuali con uomini (AVAC)
Le linee guida OMS per la terapia per Trichomonas vaginalis, Mycoplasma genitalium, candida e verruche anogenitali causate dall’HPV
Il problema è che è uno stupratore, non che vive con HIV
Quest’estate padre Andrea Melis viene arrestato per abusi su minori, ma i media italiani si concentrano sul suo essere positivo all’HIV. Le associazioni hanno scritto una lettera ai giornali dove chiariscono per l’ennesima volta che
le persone con HIV in terapia antiretrovirale efficace (come nel caso di Melis), sopprimono la carica virale e pertanto non trasmettono il virus.
L’ordinanza della giudice per le indagini preliminari parla di “pericolosità sociale” delle persone con HIV e addirittura stigmatizza questa condizione più duramente di quanto faccia col presunto reato di pedofilia e di abuso sui minori. Un fatto gravissimo e oggi non più accettabile.
E ancora prima
aveva intervistato me, Valeria Calvino di Conigli Bianchi ed Enrico Caruso di Milano Checkpoint.Insieme Conigli Bianchi e PrEP in Italia, abbiamo scritto Sierocoinvoltə. La rivoluzione sessuale riparte dall’HIV.
Ne ha parlato
nell’ultima newsletter.👨🔬 Sanità, scienza e ricerca
è importante ricordarsi che la scienza è politica, è immersa in un contesto, ed è un tentativo (fallibile e limitato per scopi, strumenti, risorse umane ed economiche) di descrivere e comprendere una realtà troppo complessa
in La scienza è politicaChi sarà lə prossimə commissariə europeə per la salute?
La nomina è attesa per il 17 settembre. Ecco i favoriti (trendsanità)
Antibiotico-resistenza: le linee guida OMS contro l’inquinamento derivante dalla produzione di antibiotici
I rifiuti farmaceutici della produzione di antibiotici possono facilitare l’emergere di nuovi batteri resistenti ai farmaci (quotidianosanità.it)
Fratelli d’Italia propone di sospendere per tre anni le cure gratuite non essenziali per chi aggredisce il personale sanitario
Spero che non ci sia bisogno di spiegare perché questa idea fa schifo (Quotidianosanità.it)
👠Femminismi & Diritti
Xenogender: oltre la comprensione e la definizione
È un termine ombrello che si utilizza per chi non riesce a identificarsi in uno dei genere specifici stabiliti, sia esso anche non binario (enbypost)
Le difficoltà dell’Infanzia Trans* nelle Scuole Italiane: cosa ci dice la ricerca
Uno studio ha fatto luce su un sistema che continua a marginalizzare e opprimere queste persone in crescita (genderlens)
A Torino ha aperto la contestata “stanza per l’ascolto”
È uno sportello per le donne che vogliono abortire, in un ospedale pubblico e finanziato con fondi pubblici, ma gestito da un'associazione antiabortista (il post)
DDL sicurezza, che sarà votato dalla Camera in questi giorni, rende possibile che i bambini nascano in carcere
Il provvedimento elimina il rinvio obbligatorio della pena per le donne incinte: la donna deve perciò richiederlo e la sua domanda potrà essere respinta laddove si ritenga che possa commettere ulteriori reati (fuoriluogo.it)
Ma che bella questa puntata con ospite Gea Di Bella! Troppo importante parlarne e diffondere.
Grazie a voiiiiii