L'antibiotico post-sesso che protegge da clamidia e sifilide non funziona per donne cis e persone con vulva. Per il momento...
Leggiamo insieme lo studio sulla DoxyPEP e capiamo le prospettive future
Se ne era già parlato lo scorso febbraio alla CROI (Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections), ma la conferma è arriva a ridosso di natale con un paper su The New England Journal of Medicine (NEJM):
la DoxyPEP - 200mg di doxyciclina da assumere entro 72 ore da un rapporto senza preservativo per ridurre del 70/80% la possibilità di contrarre clamidia e sifilide e del 50% la gonorrea - è risultata non efficace nelle donne cis e persone con vulva.
DoxyPEP solo per i sodomiti?
Gli studi sulla DoxyPEP fino ad ora erano stati fatti solo su MSM (maschi che fanno sesso con maschi) e donne trans. Tutte le linee guida si riferiscono infatti solo a queste popolazioni (quelle australiane addirittura non menzionano le donne trans).
Nella mia ignoranza però mi chiedo: gli MSM e le donne trans hanno il pene, perché dunque l’efficacia della DoxyPEP non può essere estesa anche ai maschi etero cisgender visto che anche loro hanno il pene? Questo è un mistero che mi sfuggirà sempre. Ma tant’è…
DoxyPEP da usare con cautela
La doxyciclina è un antibiotico che già si usa per curare alcune infezioni batteriche (tra cui la clamidia). In Italia si compra in farmacia con la prescrizione medica. La sua assunzione va valutata con cautela, soprattutto visto che sempre più classi di antibiotici stanno sviluppando resistenze. Dubito che lə tua medicə di base sappia che la doxy si può usare anche per ridurre il rischio di alcune infezioni sessualmente trasmissibili (IST).
Se pensi possa fare al caso tuo perché ti capita di fare sesso senza preservativo, valuta prima di tutto la PrEP: il farmaco e il protocollo sanitario per proteggersi dall’HIV. Adesso è gratuita e i centri PrEP spero siano in grado di consigliarti anche sulla DoxyPEP.
Le linee guida australiane dicono una cosa molto saggia:
non è raccomandato l’uso quotidiano della doxy (con 100mg al giorno). Tuttavia, per alcune persone, assumerla tutti i giorni potrebbe essere appropriato durante i periodi di maggiore attività sessuale (quotidiana) che li espone al rischio di IST
Un po’ di esempi pratici così ci capiamo:
vado una settimana in vacanza e so che farò sesso tutti i giorni (che tempra amo!): ha senso assumere 100mg al giorno;
ogni weekend vado all’illumined/faccio orge: non ha senso assumerla tutti i weekend;
Ogni 3/4 mesi faccio orge: ha senso assumere 200mg il giorno dopo
Lo studio in Kenia su persone con utero
Ritornando allo studio pubblicato su NEJM: è stato finanziato dal USA National Institutes of Health e condotto in Kenia su 449 persone con utero che assumevano la PrEP. A 224 di loro è stata consegnata la doxy, alle restanti no.
La differenza di nuove infezioni di clamidia, sifilide e gonorrea tra i due gruppi è stata talmente minima da decretare l’inefficacia della DoxyPEP in questa popolazione.
L’inefficacia potrebbe essere dovuta a vari fattori:
al basso utilizzo di DoxyPEP (si dice aderenza in medichese): sono stati analizzati i campioni di capelli di 50 persone del braccio DoxyPEP e solo nel 29% è stata rilevata la doxy; inoltre nel 2020, durante il lockdown COVID, alcune partecipanti non hanno consumato abbastanza pasti regolari per assumere l’antibiotico;
all’elevata resistenza della doxy al batterio Neisseria gonorrhoeae, che causa la gonorrea;
al numero di nuovi casi di sifilide (incidenza, sempre in medichese) molto basso nella zona dello studio, che non consente stime significative di efficacia.
Il commento di Jeanne Marrazzo, una di noi
Nell’editoriale a commento dello studio, Jeanne Marrazzo, la direttrice del National Institute of Allergy and Infectious Diseases che è anche una ama, usa parole pacate ma severe contro la prevenzione che non include le donne e le persone con vulva:
bisogna prendere in considerazione i fattori biologici e comportamentali che influenzano l’acquisizione di IST nelle donne cisgender quando si progettano degli studi, piuttosto che pensare che “one-size-fits all”.
Pensiamo anche la PrEP: finalmente è chiaro che è efficace anche per chi la la vulva, ma non ci sono studi che dimostrino l’efficacia della PrEP al bisogno in questa popolazione.
Jenell Stewart, che diventerà la nostra nuova migliore amica
Il sito The Body ha intervistato anche l’autrice dello studio, Jenell Stewart, che nella sua bio scrive una cosa che mi emoziona:
Impegnata a mettere lə paziente al centro dell’assistenza sanitaria
La mia passione è fornire cure che rispettino lə pazienti e rispondano alle loro esigenze individuali secondo le loro condizioni
La dottoressa Stewart nell’intervista chiarisce che
gli studi clinici tendono a escludere le persone che possono rimanere incinte perché spesso non si conoscono le conseguenze che i farmaci possono avere sul feto. Secondo Steward bisognerebbe invece includerle e accettare di perdere una percentuale delle partecipanti perché rimangono incinte. Come è successo nello studio in Kenya: “Per me era davvero importante non forzare le persone a usare contraccettivi per il nostro studio, perché non è realistico e non mette la persona al centro. Bisogna dare maggiore autonomia alle persone gestanti e lasciare che siano loro a decidere se vogliono o meno accedere alla ricerca”;
lo studio sarà continuato per capire perché così poca aderenza alla DoxyPEP. Lo stigma verso i metodi di prevenzione e la paura di essere scoperte potrebbero aver contribuito. Consegnare la doxy dentro dei porta rossetti vuoti non è stato sufficiente a farsi sì che tutte la assumessero;
Il prossimo studio adotterà un nuovo approccio: alle partecipanti sarà chiesto di assumere una dose alla settimana, invece che entro 72 ore da un rapporto a rischio. La speranza è che questo le aiuti a seguire il protocollo. La doxy rimane a livelli terapeutici nel sangue per circa quattro giorni. Stewart ipotizza che questo sia sufficiente a garantire l’efficacia;
negli USA è nelle fasi iniziali un ampio studio randomizzato dove le partecipanti saranno scelte random - a caso - da un computer, all’interno di una popolazione che ha già avuto un’IST in passato. Il piano è di arruolare chiunque sia statə assegnatə al sesso femminile alla nascita, indipendentemente dal genere di elezione. Steward condurrà lo studio attraverso l’Adolescent Medicine Trials Network for HIV Interventions. Potrebbero passare anni prima che i dati siano disponibili, ma Stewart è ottimista sul fatto che un giorno la DoxyPEP aiuterà le persone con vulva a proteggersi dalle IST.
Nel frattempo valutiamo l’utilizzo di strumenti di barriera come il preservativo e testiamoci periodicamente: per HIV e sifilide almeno ogni 3 mesi se facciamo tanto sesso, per clamidia e gonorra è sufficiente ogni 6 mesi/un anno.
Spero di essere stato abbastanza chiaro: come sempre la mia posta e il mio instagram sono aperti a qualsiasi domanda
Abbiamo scritto un libro: Sierocoinvoltə. La rivoluzione sessuale riparte dall’HIV
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