Fast Track Cities: Come noi e le nostre città possiamo ridurre le infezioni HIV
Legnano si aggiunge alle altre 11 città italiane impegnate come Fast-Track cities, la rete mondiale per abbattere lo stigma HIV e azzerare le nuove infezioni.
Più di 500 città in tutto il mondo sono Fast-Track, per raggiungere entro il 2030 l'obiettivo 95 95 95:
il 95% delle persone che vive con HIV conosce il suo stato sierologico;
il 95% delle persone che sanno di avere l'HIV ha iniziato la terapia farmacologica;
il 95% di chi ha iniziato la terapia ha la carica virale non rilevabile dunque non trasmissibile.
Dando una rapida occhiata al sito Fast-Track Cities, non mi sembra che tutte le città italiane raccolgano dati per misurare l'obiettivo 95-95-95.
Più persone con HIV in terapia significa meno nuove infezioni perché chi è in terapia non trasmette il virus.
Bisogna diffondere la cultura del test HIV e renderlo accessibile: così chi vive con HIV lo scopre il prima possibile, inizia la terapia e ferma la catena del contagio.
Nella dichiarazione di Parigi è messo nero su bianco che le città Fast-Track si impegnano a:
fornire accesso costante ai test HIV, alle terapie e a servizi di prevenzione all'avanguardia, inclusa la PrEP;
affrontare i fattori che rendono le persone vulnerabili all'HIV;
garantire che le persone che vivono con HIV godano di pari partecipazione alla vita civile;
mettere al centro le associazioni HIV e le popolazioni vulnerabili, come migranti, donne, sex worker, persone che fanno uso di sostanze e persone queer. La centralità dell'associazionismo e delle comunità è sottolineata anche nel documento firmato a Sevilla nell'ottobre scorso.
Nel concreto questo si traduce:
in ambulatori pubblici HIV e PrEP accessibili e con personale preparato;
nell'apertura di servizi HIV extra ospedalieri gestiti dall'associazioni, per chi non si sente a suo agio ad andare in ospedale. Servizi che possono essere aperti settimanalmente (come Ancona, Bergamo, Genova, Latina, Milano, Palermo che aprirà il 1 dicembre 2022) oppure periodicamente, come a Firenze o Torino;
nella creazione di iniziative e gruppi per persone che vivono con HIV;
in campagne di comunicazione su prevenzione e U=U, come quella di Torino
Dalle mie ricerche Brescia (con solo un paio di eventi test rapidi durante l'anno, nessuna campagna e un ambulatorio MTS con prenotazioni via telefono: se rispondono) Modena e Sanremo (non ho trovato praticamente niente) sono le città italiane Fast-Track che stanno facendo di meno.
I servizi di prevenzione hanno dei costi: ma anche a costo zero si può fare tanto
Realizzare una Fast-Track city ha dei costi importanti, ma ci sono responsabilità politiche se non in tutte le città la lotta allo stigma e la prevenzione HIV sono parte integrante delle politiche sociali.
Per provare a rendere le nostre città sierocoinvolte possiamo fare tanto fin da subito e gratis. E possiamo farlo anche se il nostro comune non è Fast-Track.
Ad esempio potremmo farci quattro semplici domande:
1) Quanto ne sappiamo realmente di HIV? Ci aggiorniamo o siamo rimastə al 1992? Ci occupiamo di HIV solo il primo dicembre oppure la salute sessuale è parte integrante della nostra vita personale e associativa?
2) Non rilevabile=non trasmissibile è entrato nel nostro vocabolario? Nei nostri profili Grindr scriviamo "solo sani"? Alziamo la manina e facciamo lə rompicoglioni quando qualcunə parla di untori?
3) Cosa significa per noi prevenzione? Ci basta dire "usa sempre il preservativo" oppure siamo in grado di accettare e accogliere tutti i tipi di comportamenti sessuali, in un'ottica non giudicante e di prevenzione del rischio?
4) Come organizziamo gli eventi sull'HIV? Invitiamo solo medici e mediche o diamo spazio anche a persone che vivono con HIV? E se non conosciamo nessuna persona HIV positiva, ci chiediamo il perché?
Da queste quattro domande possono scaturire riflessioni e buone pratiche contestualizzate al territorio nel quale viviamo.
Ma ne riparleremo :)
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A sabato prossimo
Bastian